Alfredo è un prolifico autore di saggi e romanzi, quasi mio conterraneo, vissuto nella seconda metà dell'800 e che, dopo essersi acquistato una bicicletta - un nuovo strumento meccanico per il trasporto, da poco inventato - ha deciso di farsi un viaggio in solitaria che durò 14 giorni.
Partì nell'estate del 1997 da casa sua, a Casola Valsenio, sulle colline vicino a Faenza, per arrivare a Pisa e poi farne ritorno: fece circa un migliaio di km durante i quali raccolse le sue impressioni di viaggio ed altre riflessioni varie, pubblicate in seguito in un bel libro dall'eloquente titolo: "La bicicletta".
Reputo il "mio amico Alfredo" - oltre che un pioniere del "cicloturismo" - un eccellente scrittore, del quale ho letto quasi tutta la narrativa e parte della saggistica, per questo cercherò di emularlo, mettendomi - tappa per tappa - sulle orme del suo solitario viaggio sulle due ruote e provando - con la massima umiltà del principiante - a mettere giù anche io qualche riga di pensieri formulati durante questa esperienza.
Se avrete voglia di seguirmi ve ne sarò grato: cercherò di non annoiarvi troppo nutrendo perfino la speranza di favorire anche in voi il desiderio del viaggio, dell'uso gioioso e sistematico delle due ruote e - perché no - l'amore per i libri e la scrittura. Senza dimenticare la musica, una delle mie più affezionate e corroboranti muse ispiratrici.
Buona lettura.
Era diventato mio buon amico, malgrado il suo carattere un
po’ burbero. Del resto il mio, per certi versi, non è troppo dissimile dal suo.
Anch’egli un “pensatore solitario”.
Lui però di qualche anno più giovane di me e forse fisicamente più dotato. La
vita di campagna tempra e rafforza, ma allo stesso tempo invecchia più precocemente,
credo. Due fumatori incalliti di sigari toscani: nulla di meglio per
contemplare le idee, i sogni, le visioni. Le speranze, perfino. Entrambi “malati d’orgoglio” e “stranieri dappertutto”. Lui appostato
sulle dolci colline di Casola Valsenio, io arroccato sull’aspro monte Titano. Ogni
mattina presto lo consultavo, prima d’iniziare a lavorare. Del resto lui era
riuscito a realizzare “il sogno”, e ciò faceva di me il suo epigono. Scrutavo
con attenzione la scelta del mezzo, il suo assetto, il modo di condurlo,
perfino le distanze dei percorsi e la durata delle pause ristoratrici. Meditavo
sui suoi appunti di viaggio e sulle sue riflessioni. Era una guida, un esempio.
Certamente non potevamo essere in molti a voler compiere una tale impresa in
sella ad una bici a scatto fisso, credo.
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