mercoledì 13 agosto 2014

Nulli cedit: cronaca di una falsa partenza

Alle cinque del mattino il paese è già sveglio; l’aria fresca i batte sul volto ancora sonnolento, mentre guardo incantato l’isoletta verde in mezzo al fiume secco. […] Dopo un miglio l’erta diventa faticosa, l’aria frizzante, il verde intenso; un boschetto di abeti scuote le teste esili al disopra delle prime svolte. Perché ostinarmi in sella? Forse potrei vincere la salita, ma so di avere dinnanzi dieci erti chilometri e che non potrei superarli tutti”.




Vinto e respinto dall’Appennino! La mia breve ricognizione del percorso mi vede sconfitto già alla prima vera salita: il passo del Carnaio. Alfredo mi aveva ben avvisato, ma io – presuntuosamente – credevo di essere allenato per affrontare quelle asperità, cavalcando circa trenta chili, bici + bagaglio (oltre ai miei ottanta di stazza, che dovranno diventare almeno 75, prima del prossimo tentativo!).
Come sostiene correttamente il rinomato antropologo francese Marc Augé (nel suo bel libro Il bello della bicicletta), rimembrando i suoi tempi andati quando era spesso sui pedali, “il corpo a corpo con lo spazio era una prova inedita ed esaltante di solitudine. Il corpo a corpo con me stesso era un’esperienza intima, scoprivo le mie possibilità e i miei limiti: non si può barare con la bici. Qualsiasi eccesso presuntuoso viene immediatamente punito”.
Si, non si può barare con la bici, ed il mio eccesso di presunzione mi stava punendo gravemente.
È andata così: partito di buon ora da Santa Sofia (come Alfie, le mie 6 equivalgono infatti alle sue 5 del mattino, non essendoci ai suoi tempi l’ora legale), ho affrontato con l’aria fresca e frizzante i primi tornanti. 

lunedì 11 agosto 2014

The Dark Side of the Moon. Arrivo sulla luna

Questa è la notte di San Lorenzo, ed io ho deciso che meritava andare ‘sulla luna’ per vedere meglio le proverbiali stelle cadenti. L'agriturismo dove ho trovato rifugio, ad un paio di chilometri da Santa Sofia, si chiama appunto La Luna.
Fin qui ho lasciato parlare il mio amico e compagno di viaggio Alfredo. Tutto ciò che lui vide oltre 110 anni fa è rimasto più o meno lo stesso, a parte le tante, troppe case e l’odioso traffico delle innumerevoli e arroganti automobili!
Mi sovviene una citazione tratta da un diario di viaggio di Samuel Longhorne Clemens (1835-1910), meglio noto con lo pseudonimo di Mark Twain, un viaggio fatto nel 1895 (solo due anni prima del viaggio di Alfredo) nelle lontane colonie britanniche, da cui è scaturito appunto il libro intitolato “Seguendo l’Equatore”, uscito due anni dopo. Ecco la citazione:

“Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra a nessuno”. Tutto qui. Forse un po’ banale, ma molto azzeccata.  Che i Pink Floyd avessero pensato a Twain componendo il loro disco?


domenica 10 agosto 2014

Arrivo a Santa Sofia

Questa prima tappa non ha presentato grandi difficoltà, se escludiamo il fastidioso traffico agostano e domenicale, che dopo le 8 ha iniziato a intensificarsi notevolmente.
Gli ultimi 10 km però hanno qualche pendenza che si sente nelle mie gambe troppo poco allenate.

Santa Sofia





Civitella

“Debbo salire a Civitella. La valle si restringe, il letto del fiume diventa più sassoso […] spesseggiano i ponti, il sole comincia a declinare e si leva un tenue scirocco. Adesso mi pare di essere in viaggio da molti giorni. […] Nella piazza di Civitella trovo un gruppo di ciclisti: beviamo insieme qualche bicchier d’acqua imbiancata da poche goccie di anice, e in sella. […] L’Appennino che dovrò salire domani sbarra l’orizzonte sembrando anche più alto, in un colore fumido e violetto: la valle è finita dentro a un canale formato dai due contrafforti”.

Anche io, curiosamente, ho incontrato un ciclista del quale ho preso la comoda scia per un breve tratto di qualche chilometro. Però niente anisette...

Pescatori nel fiume Bidente

Galeata

Galeata

Cusercoli

“Adesso i contrafforti si spezzano e si ammonticchiano. La strada sale e scende, si attorciglia, si raccorcia in spirali […]. Non importa, premendo più vigorosamente sui pedali, trionfo. […] La valle aumenta di bellezza. […] Ecco Cusercoli, più bello e più piccolo di Meldola; un castello diroccato […] lo minaccia ancora dall’alto”.


Meldola

“Appena fuori dell’ombra, che quattro filari di platani addensano sulla strada dandole una triste aria di passeggio pubblico, nello svoltare come le rotaie del tramvai verso Meldola, mi è sembrato di entrare in un altro mondo. […] I primi colli si disegnano nettamente poco lungi, e il pendio cresce insensibilmente; quindi abbasso la testa sul manubrio. […] Ancora poche svolte e Meldola compare su di un poggiolo ricinto da colli più alti, in mezzo ad una distesa di campi. Un avanzo di rocca la domina. […] Traverso il paese lungo e dritto, un po’ umido e quasi buio, per fermarmi in piazza”.


Il filare di platani che porta a Meldola

La rocca

Finalmente: Sul pedale

Sono partito di buon ora, poco dopo l’alba. La temperatura si preannuncia molto alta, quindi meglio avviarsi presto. Alfredo partì da Faenza, io parto dal mio buen retiro di Milano Marittima, ma dopo circa 20 chilometri, all’altezza di Forlimpopoli, ho incontrato il suo stesso percorso, che descrivo con le precise parole di Alfredo, le quali – a mio modesto avviso – rimangono attualissime (lo verificheremo assieme, se volete).



"Sono partito. […] Era domenica e festa di non so quale Madonna. […] Qualche cosa ha sussultato in fondo al mio spirito. […] Il sole cadeva acciecante, non una bava di vento. […] Tiro su i calzoni a mezza coscia […] salto in sella e dò il primo colpo di pedale […]. Andrò per Forlì e Santa Sofia, valicherò la doppia giogaia dell’Appennino al Carnaio e a Mandriole, salirò ai conventi de La Verna e di Camaldoli. […] Sotto il sole, in maglia, colle gambe nude e il piccolo berretto rigettato sulla nuca perché i raggi mi battano bene sulla fronte e ne caccino l’ombra fredda, che vi si appiatta dentro da tanti mesi. È il primo viaggio vero della mia vita intrapreso così senz’altro scopo che di viaggiare. Quante volte ne avevo sognato da giovane!"
Sul canale di Cervia

Attraversando le saline all'alba

sabato 9 agosto 2014

Ultimi preparativi per la partenza

Oggi pomeriggio l’ho dedicato ai miei preparativi: controllo del mio ‘muletto’ Cinelli, preparazione del bagaglio, verifica di tutti gli attrezzi e dei ricambi necessari, un’ultima occhiata al percorso. Ecco più o meno come ho sistemato il mio mezzo di trasporto: davanti, la mia piccola tenda (di sola emergenza e che, come già detto, spero di non dover usare) ed un grosso catenaccio di sicurezza per incatenare la bici. Dietro sacco a pelo, due fantastici borsoni da viaggio Ortlieb, una marca tedesca, pieni quasi all’orlo, e sopra il sacco a pelo. Alla bici ho cambiato tempo fa solamente la sella: ho preferito questa splendida Brooks (una limited edition molto gentilmente regalatami dalla Brooks per aver fatto parte del loro team e indossato la maglia del loro comodissimo marchio di abbigliamento ciclistico PEdALED durante l’ultima Eroica, a Gaiole in Chianti). Questa è una sella di una comodità assoluta e soprattutto di una resistenza senza uguali.


Domani mattina, appena sveglio, mi metterò sui pedali

mercoledì 6 agosto 2014

Quasi “sui pedali”

Il mio non sarà un viaggio fuori dal tempo. E neppure contro il tempo. Non sarà né alla ricerca dell’esotismo, né tantomeno del pericolo. Non sarà una rotta avventurosa. Non sarà né un vagabondaggio, né un moderno nomadismo. Non sarà un’esperienza on the road. Sarà solo un modesto percorso di un modesto viandante, spero sia di crescita che di piacere. Un breve tragitto, ma mi auguro tutto da vivere e da narrare.

martedì 5 agosto 2014

Pronto per la partenza?

Inizierò da una breve ricognizione, di qualche giorno. Servirà per testare la mia preparazione, non solo fisica. Sarà utile anche a verificare l’adeguatezza del mio mezzo e la corretta scelta dello stretto necessario per viaggiare. Sul mio taccuino di viaggio (firmato Rapha, regalatomi a Londra dal mio amico del cuore) ho preparato anzitempo alcuni elenchi di ciò che reputo l’indispensabile per un viaggio a pedali: utensili, ricambi di scorta, igiene e sanità, abbigliamento, attrezzatura varia (fra cui Kindle, iPad e iPod, ovviamente, oltre al fedele Garmin e ad una minuscola GoPro). Piccola tenda e sacco a pelo sono di sola emergenza (e spero di non doverli usare).

sabato 2 agosto 2014

Sgambata propiziatoria in MTB

Uno dei miei problemi maggiori è quello di tenermi in allenamento: il lavoro, come per molti, inibisce una preparazione al viaggio in bici comme il faut. Però appena posso, cioè quando sono nel mio buen retiro al mare, perlopiù nei week end, mi faccio delle belle sgambate, anche in MTB. I luoghi che mi circondano, come le saline o il Parco del Delta del Po, sono incantevoli, ancora meglio se frequentati in buona compagnia! In un suo gioioso racconto, anche Alfredo narra di una splendida gita in bici in queste zone.

venerdì 1 agosto 2014

Il viaggio in direzione dei miei sogni

"Vai con fiducia nella direzione dei tuoi sogni! Vivi la vita che hai immaginato". Così scriveva centocinquanta anni fa Henry David Thoreau.
Thoreau è uno dei miei autori (filosofi?) ottocenteschi preferiti. Leggendo alcune sue opere, come Walden ovvero la vita nei boschi, oppure Camminare, o il suo più noto Disobbedienza civile, ho maturato il mio trascendentalismo ‘moderno’. Conosciuto durante i miei studi universitari, non l’ho più abbandonato.

Nato in America nel 1817, muore nel 1862, dieci anni dopo la nascita di Alfredo. Non credo che il mio Alfie lo abbia conosciuto (intendo ‘letto’, anche perché non sapeva l'inglese, e dubito che vi fossero già delle traduzioni in francese, figurarsi in italiano!). Per certi aspetti penso però che ne avrebbe condiviso alcuni afflati di libertà individuale. Il fascino e l’attrazione che i boschi e la natura esercitavano su Henry sono molto simili a quelli di Alfie per le gite in bici, all’aria aperta, liberi di scegliersi la propria strada e le proprie soste.


giovedì 24 luglio 2014

Allora ecco la risposta definitiva: Cinelli Gazzetta Strada

Alla fine decido di optare per un mezzo nato per viaggiare. Sufficientemente sicuro, affidabile e pratico. Un po' pesantuccio, un po' rigido, ma un vero mezzo adatto ai lunghi percorsi. Il mio muletto si chiama Cinelli Gazzetta Strada. Si tratta dello stesso telaio di quello da pista, che abbiamo visto prima, ma con geometrie più adatte ai percorsi stradali, ovviamente con il cambio (un popolare Shimano), con due sicuri freni e gli attacchi per montare un paio di portapacchi, davanti e dietro.
Si. Questa è la mia scelta definitiva: una bici di buona (magari non eccelsa) qualità, solida, sempre assolutamente in acciaio (Columbus), una mia costante preferenza, e dal costo accessibile (cioè un danno accettabile in caso di malaugurato furto!).

mercoledì 23 luglio 2014

E se partissi col Day is Done di Pegoretti?

A questo punto ho pensato di passare alla mia 'purosangue': un telaio a congiunzione fatto a mano con speciali tubi in acciaio dall'amico Dario Pegoretti e montato con il meglio o quasi dei componenti (Campagnolo Record, sella Brooks, manubrio Cinelli, ecc.). Questa per me è una bici davvero speciale: pedalando sulla mia Day is Done ho capito VERAMENTE cos'è una buona bici! Una vera purosangue, leggera, veloce, scattante, affidabile, sempre pronta a dare il meglio di sé, anche nelle condizioni più estreme. Insomma, il massimo che io possa chiedere ad una due ruote da cavalcare e pedalare.
Ma la mia Pegoretti non è nata per viaggiare. Durante il viaggio si possono trovare condizioni impreviste. Strade sconnesse o sterrate. La bici potrebbe rovinarsi. E soprattutto per me sarebbe un vero dramma se me la dovessero rubare! E poi non è attrezzabile con portapacchi o altri aggeggi utili al cicloturismo: questa, come ho detto, è un purosangue da corsa, non un muletto da trekking! E merita di restare in stalla, ben accudita, durante il mio viaggio.

martedì 22 luglio 2014

Parto anch'io con la mia bici fissa?

In un primo tempo avevo deciso di partire con la bici fissa che mi sono assemblato qualche anno fa: un telaio Cinelli Gazzetta da pista, una guarnitura Campagnolo, un manubrio Nitto, pedali con puntapiedi, un freno anteriore. E il mio pur minimo bagaglio in uno zainetto, sulle spalle. Insomma, in tutto e per tutto simile alla Prinetti&Stucchi di Alfredo.
Poi, dopo aver tentato qualche sortita in collina, ho capito che non ce l'avrei mai fatta. Il mio sarebbe diventato probabilmente un viaggio perlopiù compiuto CON la bici, ma non SULLA bici, ovvero per lunghi tratti a piedi. Così, in considerazione della mia situazione anagrafica e del mio modesto allenamento, ho rinunciato a partire in fissa.


lunedì 21 luglio 2014

Alfredo come Ryko

Alfredo non descrive precisamente come abbia attrezzato la propria bici per il suo viaggio. Sappiamo solo che aveva con sé una borsa di tela, probabilmente agganciata al tubo orizzontale, come usava un tempo. Io voglio immaginarlo come Ryko (Edward Reichenback), un giovanissimo fotografo australiano, il quale a soli 21 anni decise di attraversare quell'immenso paese da Sud a Nord, da Adelaide a Darwin, compiendo ben 3000 km in zone davvero selvagge ed impervie, impiegando 28 giorni. Questo accadde esattamente 100 anni fa. Ecco alcune foto del suo viaggio, con le quali possiamo ben immaginare in quale modo lo stesso Alfredo, sia pure su strade certamente più agevoli, abbia compiuto il suo ben più breve viaggio.
Uno spiacevole aneddoto: Ryko scattò oltre 3000 foto, di cui ne rimangono ahimé solo un centinaio, dopo che gli vennero trafugate durante un furto nel suo appartamento.
(fonte: http://www.dailymail.co.uk/news/article-2654800/Historic-photos-3-000km-bike-ride-Adelaide-Darwin.html)

domenica 20 luglio 2014

Il freno

Sebbene la bici a scatto fisso non preveda la presenza dei freni, quella di Alfredo aveva però un freno a tampone che andava a bloccare o rallentare la sola ruota anteriore. In realtà anche oggi molti ciclisti urbani sulle loro fisse (me compreso) usano l'ausilio di un freno anteriore. Certo, quello a tampone usato da Alfredo non credo che lo aiutasse più di tanto, se non per rallentare un po' l'andatura nelle discese. Scopriremo più avanti, grazie al suo racconto di viaggio, un altro sistema assai originale di frenare la bici in discesa, oltre ad usare la forza dei pedali ed il freno anteriore.

sabato 19 luglio 2014

Il rapporto

Discorso lungo è quello sulla trasmissione cosiddetta 'a scatto fisso'. Nelle prime biciclette non si conosceva ancora il pignone a 'ruota libera', per intenderci quello che oggi ci consente di pedalare indietro senza far girare all'indietro la ruota. Quindi tutte le bici erano a scatto fisso, ovvero come quelle che ancora oggi si usano in pista o che si sono recentemente diffuse molto nel ciclismo urbano. Ciò voleva dire anzitutto che la bici di Alfredo impone una pedalata continua, e più aumenta la velocità (ad esempio in una discesa) più girano con le ruote anche i pedali: una fatica notevole. Certamente la pedalata fissa ha dei vantaggi, come quello di essere sempre a stretto contatto con la 'trazione'. Rallentando o smettendo di pedalare la bici si ferma, quindi la funzione dei freni è molto relativa. Ma vediamo invece che tipo di rapporto usa Alfredo per il suo viaggio. Egli è dotato di una guarnitura con corona molto ampia, ma con denti distanti fra loro, e sulla ruota posteriore un pignone piuttosto piccolo. Ciò lascia presumere che ci volesse una notevole forza per pedalare la sua bici, soprattutto nelle salite, ma (come abbiamo spiegato) anche nelle discese.

venerdì 18 luglio 2014

Il sellino

Fra le possibili migliorie che Alfredo individua nel nuovissimo mezzo di trasporto, detto 'bicicletto' o 'bicicletta' vi sono gli pneumatici, che erano appena stati inventati anch'essi, ma facilmente forabili sulle impervie strade dell'epoca, ed il sellino, che secondo lui da seri problemi 'laggiù nelle parti basse' a coloro che stanno lungo tempo in sella. Non è che oggi le cose siano cambiate di molto, malgrado le notevoli evoluzioni di storici marchi come Brooks ed altri. Infatti oggi si usano più spesso dei 'fondelli' nei pantaloncini per attenuare le 'sofferenze'.

giovedì 17 luglio 2014

Il manubrio

Quanto al manubrio va fatta una considerazione. Non che non ne esistessero da strada: se guardiamo la foto di Alfredo che tiene per il manubrio la propria bici, vedremo che monta un normale manubrio da strada, cioè dritto. Ma per il suo viaggio egli scelse di adoperare il manubrio dalla piega sportiva, quello usato dai ciclisti agonisti, certamente più impegnativo ma assai più 'professionale' e sicuro, nelle curve come nelle andature veloci.

mercoledì 16 luglio 2014

Il telaio

La prima cosa che desidero far notare è la struttura del telaio: abbiamo già la tradizionale forma a losanga, un rombo irregolare formato dai 4 tubi della parte principale e dai 4 tubi del cosiddetto 'carro posteriore'. Noterete però quanto sia lungo il posteriore (basti vedere la distanza fra la ruota posteriore e il tubo verticale del telaio, detto 'piantone'), e quanto sia inclinato il tubo anteriore, detto 'tubo sterzo', quello che contiene la forcella, per intenderci. Una bicicletta moderna crea fra il tubo orizzontale e quello sterzo all'incirca un angolo di 73°, mentre questa arriverà probabilmente almeno a 75°. Ne deriva un mezzo forse più comodo per la guida sui rettilinei, ma certamente molto difficile da manovrare in curva e nei tracciati più impegnativi.

martedì 15 luglio 2014

Prinetti&Stucchi, la bicicletta di Alfredo

Ma vediamo più nel dettaglio con quale ‘mezzo’ Alfredo si sia sobbarcato il suo lungo viaggio. Abbiamo già detto la marca della sua bici, una Prinetti&Stucchi, acquistata nel 1894.


Le biciclette di questa foggia esistevano solo da qualche anno. Prima di esse si aveva la Draisina, perlopiù con telaio in legno, senza pedali, mossa dai piedi del conduttore.

Poi il Biciclo, ovvero quel particolare mezzo, mosso a pedali, con una grande ruota anteriore ed un ruotino posteriore. Si ha traccia della prima Bicicletta (come quella di Alfredo e dei giorni nostri), ovvero con due ruote delle stesse dimensioni e una trasmissione con catena e pignone fisso, solo attorno al 1884 (quindi appena 10 anni prima di quella acquistata da Alfredo!).

Ma soprattutto non perdetevi questo simpatico video!

Evolution of the Bicycle from Visual Artwork on Vimeo.


venerdì 11 luglio 2014

Professio fidei cyclistica

La mia passione per la bicicletta, come la sua, giunge in età avanzata, ma non per questo meno forte, meno avvertita, meno coinvolgente.

giovedì 10 luglio 2014

Ematt de Cardèl

Alfredo amava vestire le maglie di lana ed i pantaloncini da ciclista, in varie occasioni, perfino ufficiali. Per questo (e per tanto altro) qualcuno a Casola lo appellava con l’irriverente epiteto di “e matt de Cardèl”.

e' matt de Cardèl from idefix on Vimeo.

mercoledì 9 luglio 2014

Fecondità o putredine?

Spesso Alfredo si chiede come mai i suoi libri non vendano e la critica coeva non lo consideri. I suoi detrattori si affrettano a sostenere che nel pur cospicuo materiale prodotto da Alfredo ci sia poco o nulla di buono. Ma allora perché autorevoli monumenti della critica come De Amicis, Serra, Croce o Gramsci stesso spendono per lui parole di elogio?

martedì 8 luglio 2014

Il Maestro di vita

Alfredo, un “maestro di strada” ante litteram e…a modo suo! Fuggiva dalla sua prigione dorata del Cardello per andare a trovare i suoi amici di Faenza, Ravenna e Bologna. Spesso inforcando la sua bici.

lunedì 7 luglio 2014

Alfredo, un Maverick ottocentesco

In realtà Alfredo non aveva politicamente alcuna tendenza ad identificarsi in movimenti ideologici di massa, in rapida crescita all’epoca. Secondo me la sua passione politica si manifestava in forme del tutto personali e soggettive, quasi élitarie, che rifuggevano l’irregimentazione e favorivano perfino un certo anarchismo individualista. Sbaglierò e verrò smentito dai ‘dotti studiosi’, ma l’impressione che ho maturato nel leggere alcune sue opere politico/filosofiche e nell’indagare sulla sua curiosa vita pubblica e privata rimarrà questa.

giovedì 3 luglio 2014

Alfredo e i fascisti

C’è una cosa che mi infastidisce e mi addolora: il fatto che per alcuni Alfredo sia ricordato (come vedremo, erroneamente) come un anticipatore del fascismo. A parte il fatto che quello fascista fu un fenomeno esploso lungo tempo dopo la sua scomparsa, sono più che persuaso che se Alfredo fosse vissuto nell’epoca mussoliniana ne avrebbe colto, col suo solito puntuale sarcasmo, tutte le assurdità, le boriose amplificazioni e le profonde contraddizioni. Non escluse le imperdonabili ingiustizie ed atrocità. Questo qui è il monumento ad Afredo eretto dai fascisti a Colle Oppio, Roma

martedì 1 luglio 2014

Lettura e scrittura

Condivido con Alfredo una irrefrenabile passione per la lettura e, da questo momento, anche per la scrittura. Oltre al pedalare, ovviamente! Sperando però che nessuno voglia fare un confronto fra la sua notevole prosa e la mia modesta narrazione!

E se capitate a Ravenna, questa è la biblioteca intitolata ad Oriani.

lunedì 23 giugno 2014

La biblioteca

Questa è parte della sua vasta biblioteca che custodiva gelosamente nella sua dimora del Cardello, a Casola Valsenio.

lunedì 16 giugno 2014

Leggere e scrivere


Alfredo era amante della lettura e della scrittura, oltre che dei suoi proverbiali percorsi in bicicletta.

lunedì 9 giugno 2014

Prinetti&Stucchi

Alfredo acquistò la sua Prinetti&Stucchi, novità del mercato, nel 1894, e solo 3 anni dopo la utilizzò per il suo viaggio.

lunedì 2 giugno 2014

L'importanza della manutenzione

Prima, durante e dopo il viaggio è importante fare la dovuta manutenzione alla propria bicicletta. Alfredo lo sapeva bene, per questo la rispettava ed aveva imparato a curarla in maniera dovuta.

lunedì 21 aprile 2014

La sua bicicletta

Ecco la bici con la quale Alfredo ha effettuato il suo viaggio. Si tratta di una Prinetti &Stucchi, che più avanti descriverò con maggiore dovizia di dettagli. Attualmente è conservata nella casa-museo di Alfredo, detta Il Cardello, a Casola Valsenio. Lui la acquistò a Bologna tre anni prima del suo viaggio, quindi nel 1894.


L'itinerario

Questo, grosso modo, l'itinerario seguito da Alfredo, che cercherò - quanto più fedelmente possibile - di ripercorrere anche io. La geografia del paesaggio in oltre cent'anni è mutata profondamente, quindi non sempre i tracciati delle vie percorse da lui saranno esattamente gli stessi che riuscirò a percorrere anche io. Tuttavia cercherò quanto più possibile di essere fedele a questo itinerario qui sotto.


Mi presento

Salve, questo blog è un cahier de voyage che dovrà raccogliere idee, impressioni, riflessioni tratte dalla mia ripetizione del percorso di viaggio di Alfredo Oriani.
Alfredo è un prolifico autore di saggi e romanzi, quasi mio conterraneo, vissuto nella seconda metà dell'800 e che, dopo essersi acquistato una bicicletta - un nuovo strumento meccanico per il trasporto, da poco inventato - ha deciso di farsi un viaggio in solitaria che durò 14 giorni.
Partì nell'estate del 1997 da casa sua, a Casola Valsenio, sulle colline vicino a Faenza, per arrivare a Pisa e poi farne ritorno: fece circa un migliaio di km durante i quali raccolse le sue impressioni di viaggio ed altre riflessioni varie, pubblicate in seguito in un bel libro dall'eloquente titolo: "La bicicletta".
Reputo il "mio amico Alfredo" - oltre che un pioniere del "cicloturismo" - un eccellente scrittore, del quale ho letto quasi tutta la narrativa e parte della saggistica, per questo cercherò di emularlo, mettendomi - tappa per tappa - sulle orme del suo solitario viaggio sulle due ruote e provando - con la massima umiltà del principiante - a mettere giù anche io qualche riga di pensieri formulati durante questa esperienza.
Se avrete voglia di seguirmi ve ne sarò grato: cercherò di non annoiarvi troppo nutrendo perfino la speranza di favorire anche in voi il desiderio del viaggio, dell'uso gioioso e sistematico delle due ruote e - perché no - l'amore per i libri e la scrittura. Senza dimenticare la musica, una delle mie più affezionate e corroboranti muse ispiratrici.
Buona lettura.