giovedì 24 luglio 2014

Allora ecco la risposta definitiva: Cinelli Gazzetta Strada

Alla fine decido di optare per un mezzo nato per viaggiare. Sufficientemente sicuro, affidabile e pratico. Un po' pesantuccio, un po' rigido, ma un vero mezzo adatto ai lunghi percorsi. Il mio muletto si chiama Cinelli Gazzetta Strada. Si tratta dello stesso telaio di quello da pista, che abbiamo visto prima, ma con geometrie più adatte ai percorsi stradali, ovviamente con il cambio (un popolare Shimano), con due sicuri freni e gli attacchi per montare un paio di portapacchi, davanti e dietro.
Si. Questa è la mia scelta definitiva: una bici di buona (magari non eccelsa) qualità, solida, sempre assolutamente in acciaio (Columbus), una mia costante preferenza, e dal costo accessibile (cioè un danno accettabile in caso di malaugurato furto!).

mercoledì 23 luglio 2014

E se partissi col Day is Done di Pegoretti?

A questo punto ho pensato di passare alla mia 'purosangue': un telaio a congiunzione fatto a mano con speciali tubi in acciaio dall'amico Dario Pegoretti e montato con il meglio o quasi dei componenti (Campagnolo Record, sella Brooks, manubrio Cinelli, ecc.). Questa per me è una bici davvero speciale: pedalando sulla mia Day is Done ho capito VERAMENTE cos'è una buona bici! Una vera purosangue, leggera, veloce, scattante, affidabile, sempre pronta a dare il meglio di sé, anche nelle condizioni più estreme. Insomma, il massimo che io possa chiedere ad una due ruote da cavalcare e pedalare.
Ma la mia Pegoretti non è nata per viaggiare. Durante il viaggio si possono trovare condizioni impreviste. Strade sconnesse o sterrate. La bici potrebbe rovinarsi. E soprattutto per me sarebbe un vero dramma se me la dovessero rubare! E poi non è attrezzabile con portapacchi o altri aggeggi utili al cicloturismo: questa, come ho detto, è un purosangue da corsa, non un muletto da trekking! E merita di restare in stalla, ben accudita, durante il mio viaggio.

martedì 22 luglio 2014

Parto anch'io con la mia bici fissa?

In un primo tempo avevo deciso di partire con la bici fissa che mi sono assemblato qualche anno fa: un telaio Cinelli Gazzetta da pista, una guarnitura Campagnolo, un manubrio Nitto, pedali con puntapiedi, un freno anteriore. E il mio pur minimo bagaglio in uno zainetto, sulle spalle. Insomma, in tutto e per tutto simile alla Prinetti&Stucchi di Alfredo.
Poi, dopo aver tentato qualche sortita in collina, ho capito che non ce l'avrei mai fatta. Il mio sarebbe diventato probabilmente un viaggio perlopiù compiuto CON la bici, ma non SULLA bici, ovvero per lunghi tratti a piedi. Così, in considerazione della mia situazione anagrafica e del mio modesto allenamento, ho rinunciato a partire in fissa.


lunedì 21 luglio 2014

Alfredo come Ryko

Alfredo non descrive precisamente come abbia attrezzato la propria bici per il suo viaggio. Sappiamo solo che aveva con sé una borsa di tela, probabilmente agganciata al tubo orizzontale, come usava un tempo. Io voglio immaginarlo come Ryko (Edward Reichenback), un giovanissimo fotografo australiano, il quale a soli 21 anni decise di attraversare quell'immenso paese da Sud a Nord, da Adelaide a Darwin, compiendo ben 3000 km in zone davvero selvagge ed impervie, impiegando 28 giorni. Questo accadde esattamente 100 anni fa. Ecco alcune foto del suo viaggio, con le quali possiamo ben immaginare in quale modo lo stesso Alfredo, sia pure su strade certamente più agevoli, abbia compiuto il suo ben più breve viaggio.
Uno spiacevole aneddoto: Ryko scattò oltre 3000 foto, di cui ne rimangono ahimé solo un centinaio, dopo che gli vennero trafugate durante un furto nel suo appartamento.
(fonte: http://www.dailymail.co.uk/news/article-2654800/Historic-photos-3-000km-bike-ride-Adelaide-Darwin.html)

domenica 20 luglio 2014

Il freno

Sebbene la bici a scatto fisso non preveda la presenza dei freni, quella di Alfredo aveva però un freno a tampone che andava a bloccare o rallentare la sola ruota anteriore. In realtà anche oggi molti ciclisti urbani sulle loro fisse (me compreso) usano l'ausilio di un freno anteriore. Certo, quello a tampone usato da Alfredo non credo che lo aiutasse più di tanto, se non per rallentare un po' l'andatura nelle discese. Scopriremo più avanti, grazie al suo racconto di viaggio, un altro sistema assai originale di frenare la bici in discesa, oltre ad usare la forza dei pedali ed il freno anteriore.

sabato 19 luglio 2014

Il rapporto

Discorso lungo è quello sulla trasmissione cosiddetta 'a scatto fisso'. Nelle prime biciclette non si conosceva ancora il pignone a 'ruota libera', per intenderci quello che oggi ci consente di pedalare indietro senza far girare all'indietro la ruota. Quindi tutte le bici erano a scatto fisso, ovvero come quelle che ancora oggi si usano in pista o che si sono recentemente diffuse molto nel ciclismo urbano. Ciò voleva dire anzitutto che la bici di Alfredo impone una pedalata continua, e più aumenta la velocità (ad esempio in una discesa) più girano con le ruote anche i pedali: una fatica notevole. Certamente la pedalata fissa ha dei vantaggi, come quello di essere sempre a stretto contatto con la 'trazione'. Rallentando o smettendo di pedalare la bici si ferma, quindi la funzione dei freni è molto relativa. Ma vediamo invece che tipo di rapporto usa Alfredo per il suo viaggio. Egli è dotato di una guarnitura con corona molto ampia, ma con denti distanti fra loro, e sulla ruota posteriore un pignone piuttosto piccolo. Ciò lascia presumere che ci volesse una notevole forza per pedalare la sua bici, soprattutto nelle salite, ma (come abbiamo spiegato) anche nelle discese.

venerdì 18 luglio 2014

Il sellino

Fra le possibili migliorie che Alfredo individua nel nuovissimo mezzo di trasporto, detto 'bicicletto' o 'bicicletta' vi sono gli pneumatici, che erano appena stati inventati anch'essi, ma facilmente forabili sulle impervie strade dell'epoca, ed il sellino, che secondo lui da seri problemi 'laggiù nelle parti basse' a coloro che stanno lungo tempo in sella. Non è che oggi le cose siano cambiate di molto, malgrado le notevoli evoluzioni di storici marchi come Brooks ed altri. Infatti oggi si usano più spesso dei 'fondelli' nei pantaloncini per attenuare le 'sofferenze'.

giovedì 17 luglio 2014

Il manubrio

Quanto al manubrio va fatta una considerazione. Non che non ne esistessero da strada: se guardiamo la foto di Alfredo che tiene per il manubrio la propria bici, vedremo che monta un normale manubrio da strada, cioè dritto. Ma per il suo viaggio egli scelse di adoperare il manubrio dalla piega sportiva, quello usato dai ciclisti agonisti, certamente più impegnativo ma assai più 'professionale' e sicuro, nelle curve come nelle andature veloci.

mercoledì 16 luglio 2014

Il telaio

La prima cosa che desidero far notare è la struttura del telaio: abbiamo già la tradizionale forma a losanga, un rombo irregolare formato dai 4 tubi della parte principale e dai 4 tubi del cosiddetto 'carro posteriore'. Noterete però quanto sia lungo il posteriore (basti vedere la distanza fra la ruota posteriore e il tubo verticale del telaio, detto 'piantone'), e quanto sia inclinato il tubo anteriore, detto 'tubo sterzo', quello che contiene la forcella, per intenderci. Una bicicletta moderna crea fra il tubo orizzontale e quello sterzo all'incirca un angolo di 73°, mentre questa arriverà probabilmente almeno a 75°. Ne deriva un mezzo forse più comodo per la guida sui rettilinei, ma certamente molto difficile da manovrare in curva e nei tracciati più impegnativi.

martedì 15 luglio 2014

Prinetti&Stucchi, la bicicletta di Alfredo

Ma vediamo più nel dettaglio con quale ‘mezzo’ Alfredo si sia sobbarcato il suo lungo viaggio. Abbiamo già detto la marca della sua bici, una Prinetti&Stucchi, acquistata nel 1894.


Le biciclette di questa foggia esistevano solo da qualche anno. Prima di esse si aveva la Draisina, perlopiù con telaio in legno, senza pedali, mossa dai piedi del conduttore.

Poi il Biciclo, ovvero quel particolare mezzo, mosso a pedali, con una grande ruota anteriore ed un ruotino posteriore. Si ha traccia della prima Bicicletta (come quella di Alfredo e dei giorni nostri), ovvero con due ruote delle stesse dimensioni e una trasmissione con catena e pignone fisso, solo attorno al 1884 (quindi appena 10 anni prima di quella acquistata da Alfredo!).

Ma soprattutto non perdetevi questo simpatico video!

Evolution of the Bicycle from Visual Artwork on Vimeo.


venerdì 11 luglio 2014

Professio fidei cyclistica

La mia passione per la bicicletta, come la sua, giunge in età avanzata, ma non per questo meno forte, meno avvertita, meno coinvolgente.

giovedì 10 luglio 2014

Ematt de Cardèl

Alfredo amava vestire le maglie di lana ed i pantaloncini da ciclista, in varie occasioni, perfino ufficiali. Per questo (e per tanto altro) qualcuno a Casola lo appellava con l’irriverente epiteto di “e matt de Cardèl”.

e' matt de Cardèl from idefix on Vimeo.

mercoledì 9 luglio 2014

Fecondità o putredine?

Spesso Alfredo si chiede come mai i suoi libri non vendano e la critica coeva non lo consideri. I suoi detrattori si affrettano a sostenere che nel pur cospicuo materiale prodotto da Alfredo ci sia poco o nulla di buono. Ma allora perché autorevoli monumenti della critica come De Amicis, Serra, Croce o Gramsci stesso spendono per lui parole di elogio?

martedì 8 luglio 2014

Il Maestro di vita

Alfredo, un “maestro di strada” ante litteram e…a modo suo! Fuggiva dalla sua prigione dorata del Cardello per andare a trovare i suoi amici di Faenza, Ravenna e Bologna. Spesso inforcando la sua bici.

lunedì 7 luglio 2014

Alfredo, un Maverick ottocentesco

In realtà Alfredo non aveva politicamente alcuna tendenza ad identificarsi in movimenti ideologici di massa, in rapida crescita all’epoca. Secondo me la sua passione politica si manifestava in forme del tutto personali e soggettive, quasi élitarie, che rifuggevano l’irregimentazione e favorivano perfino un certo anarchismo individualista. Sbaglierò e verrò smentito dai ‘dotti studiosi’, ma l’impressione che ho maturato nel leggere alcune sue opere politico/filosofiche e nell’indagare sulla sua curiosa vita pubblica e privata rimarrà questa.

giovedì 3 luglio 2014

Alfredo e i fascisti

C’è una cosa che mi infastidisce e mi addolora: il fatto che per alcuni Alfredo sia ricordato (come vedremo, erroneamente) come un anticipatore del fascismo. A parte il fatto che quello fascista fu un fenomeno esploso lungo tempo dopo la sua scomparsa, sono più che persuaso che se Alfredo fosse vissuto nell’epoca mussoliniana ne avrebbe colto, col suo solito puntuale sarcasmo, tutte le assurdità, le boriose amplificazioni e le profonde contraddizioni. Non escluse le imperdonabili ingiustizie ed atrocità. Questo qui è il monumento ad Afredo eretto dai fascisti a Colle Oppio, Roma

martedì 1 luglio 2014

Lettura e scrittura

Condivido con Alfredo una irrefrenabile passione per la lettura e, da questo momento, anche per la scrittura. Oltre al pedalare, ovviamente! Sperando però che nessuno voglia fare un confronto fra la sua notevole prosa e la mia modesta narrazione!

E se capitate a Ravenna, questa è la biblioteca intitolata ad Oriani.