C’è una cosa che mi infastidisce e mi addolora: il fatto che
per alcuni Alfredo sia ricordato (come vedremo, erroneamente) come un
anticipatore del fascismo. A parte il fatto che quello fascista fu un fenomeno
esploso lungo tempo dopo la sua scomparsa, sono più che persuaso che se Alfredo
fosse vissuto nell’epoca mussoliniana ne avrebbe colto, col suo solito puntuale
sarcasmo, tutte le assurdità, le boriose amplificazioni e le profonde
contraddizioni. Non escluse le imperdonabili ingiustizie ed atrocità. Questo qui è il monumento ad Afredo eretto dai fascisti a Colle Oppio, Roma
La sua saggistica sembrerebbe ispirata ad un certo proto
nazionalismo e ad un interventismo, seppure un po’ di maniera, dicono. È per
questo che viene reinterpretata dopo la sua dipartita. Il ventennio se ne
impossessa. In epoca fascista lo si propone, non senza abili quanto astute
forzature, ed in modo faziosamente proditorio, come un anticipatore dei
principi totalitari della dittatura. Mussolini stesso ne fa una bandiera del
fascismo, addomesticandone i contenuti politici a propri fini. Non è un caso
isolato, credo, né una rarità. La grande abilità propagandistica è prerogativa
di ogni totalitarismo, in ogni epoca e in ogni luogo. Fatalmente (e assai opportunamente)
oggi la sua bibliografia è del tutto revisionata e, ove possibile e necessario,
riabilitata. Quel meschino e proditorio tentativo di impossessarsene è ormai
ampiamente screditato. Alfredo in questi ultimi decenni è stato finalmente
rivalutato per quell’abile, colto e raffinato scrittore e pensatore che è.
Certo: sempre troppo tardi perché possa soddisfare il proprio (super?) ego.
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