giovedì 3 luglio 2014

Alfredo e i fascisti

C’è una cosa che mi infastidisce e mi addolora: il fatto che per alcuni Alfredo sia ricordato (come vedremo, erroneamente) come un anticipatore del fascismo. A parte il fatto che quello fascista fu un fenomeno esploso lungo tempo dopo la sua scomparsa, sono più che persuaso che se Alfredo fosse vissuto nell’epoca mussoliniana ne avrebbe colto, col suo solito puntuale sarcasmo, tutte le assurdità, le boriose amplificazioni e le profonde contraddizioni. Non escluse le imperdonabili ingiustizie ed atrocità. Questo qui è il monumento ad Afredo eretto dai fascisti a Colle Oppio, Roma



La sua saggistica sembrerebbe ispirata ad un certo proto nazionalismo e ad un interventismo, seppure un po’ di maniera, dicono. È per questo che viene reinterpretata dopo la sua dipartita. Il ventennio se ne impossessa. In epoca fascista lo si propone, non senza abili quanto astute forzature, ed in modo faziosamente proditorio, come un anticipatore dei principi totalitari della dittatura. Mussolini stesso ne fa una bandiera del fascismo, addomesticandone i contenuti politici a propri fini. Non è un caso isolato, credo, né una rarità. La grande abilità propagandistica è prerogativa di ogni totalitarismo, in ogni epoca e in ogni luogo. Fatalmente (e assai opportunamente) oggi la sua bibliografia è del tutto revisionata e, ove possibile e necessario, riabilitata. Quel meschino e proditorio tentativo di impossessarsene è ormai ampiamente screditato. Alfredo in questi ultimi decenni è stato finalmente rivalutato per quell’abile, colto e raffinato scrittore e pensatore che è. Certo: sempre troppo tardi perché possa soddisfare il proprio (super?) ego.

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