Spesso Alfredo si chiede come mai i suoi libri non vendano e
la critica coeva non lo consideri. I suoi detrattori si affrettano a sostenere
che nel pur cospicuo materiale prodotto da Alfredo ci sia poco o nulla di
buono. Ma allora perché autorevoli monumenti della critica come De Amicis,
Serra, Croce o Gramsci stesso spendono per lui parole di elogio?
Con severo tono autocritico (o auto commiseratorio?), nel
novembre del 1899 Alfredo scrive ad un amico di Santarcangelo, tale dottor
Salvatore Montanari: “ho tre volumi
inediti sul tavolo, ieri consegnai un dramma. E’ fecondità? E’ putredine?”.
L’atroce dubbio non è solo questione di modestia, credo. E’ qualcosa di più,
che ha a che fare anche con la natura assai complessa (o forse complicata) del
suo carattere. Della sua psicologia.
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