Condivido con Alfredo una irrefrenabile passione per la
lettura e, da questo momento, anche per la scrittura. Oltre al pedalare, ovviamente! Sperando però che nessuno
voglia fare un confronto fra la sua notevole prosa e la mia modesta narrazione!
E se capitate a Ravenna, questa è la biblioteca intitolata
ad Oriani.
Oltre che un assiduo e instancabile lettore, Alfredo è anche e
soprattutto un prolifico scrittore. Ha una penna fluida e molto tempo da
dedicare alle sue riflessioni. Inizia giovanissimo, appena ventenne, con un
romanzo dall’eloquente quanto contraddittorio titolo Memorie inutili. Una sorta di precoce autobiografia, di ben due
volumi, a dispetto dei pochi anni da raccontare. Chissà se avesse già letto le
altre Memorie inutili, quelle
dell’autoapologetico e satirico nobile veneziano
Carlo Gozzi, scritte un secolo prima? Comunque ad esso seguono molti altri
romanzi. Contrappunti alla sua narrativa sono gli studi storico-filosofici.
Sebbene la sua produzione complessiva sia abbastanza cospicua, almeno per un
autore sempre relegato in provincia come lui, non si deve dedurre che
altrettanto florido sia il successo editoriale. Ecco uno dei suoi più gravi
crucci professionali ed esistenziali. La critica sembra ignorarlo, al punto che
denuncia, col suo solito spirito polemico, l’esistenza di una “congiura del silenzio” nei suoi
riguardi. Molto spesso deve affrontare di tasca propria le spese di stampa.
Però capita anche che qualche illustre editore proponga di pubblicarlo.
Talvolta a condizione di qualche piccola modifica del testo. Lui, ostinato
egotista, orgoglioso e vanitoso manicheo, non accetta mai alcun compromesso. E
così paga di persona l’elevato prezzo per questa sua ostinazione. Sarà per tale
ragione che alcuni suoi detrattori lo considerano presuntuoso ed altezzoso. Ma
è anche per questo, invece, che Alfredo strappa la mia simpatia.
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